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Home Articoli L’IMPATTO DEI DAZI: UNA PROSPETTIVA POLITICA
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[ Maggio 15, 2025 by Stefano 0 Comments ]

L’IMPATTO DEI DAZI: UNA PROSPETTIVA POLITICA

dazi

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L’IMPATTO DEI DAZI: UNA PROSPETTIVA POLITICA

L’impatto dei dazi è ormai un argomento su cui si sono riversati da giorni fiumi di inchiostro: dall’impatto sull’inflazione e sul rischio della possibile spirale prezzi-salari; dalla rischiosa scommessa di Trump di mitigare tale rischio con una politica fiscale espansiva che adegui il potere di acquisto dei cittadini alla pressione sui prezzi; dalla necessità di finanziare il deficit annuale Usa e molto altro.

Vediamo un primo impatto negativo sia sui mercati finanziari che sull’economia reale che influenzerà la crescita mondiale, ma nel medio periodo l’impatto effettivo per i singoli Paesi è tutto da valutare. Leggere questi eventi con la lente esclusivamente economica-finanziaria, parlando esclusivamente di attacco alla libera concorrenza ed al libero mercato (faccio sommessamente notare che i dazi erano e sono presenti da anni nel cosiddetto libero mercato), risulta a mio avviso fuorviante.

Andrebbe dunque spostato l’angolo di lettura su un piano soprattutto politico e poi economico. La presenza di nuovi attori economici e politici come la Cina, l’India e l’Arabia Saudita necessita di nuove logiche per gli equilibri mondiali, differenti da quelli venuti dopo la Seconda guerra mondiale con Yalta, in cui il mondo fu spartito tra i due imperi usciti vincitori dalla Seconda guerra mondiale (Usa e Urss).

L’Europa, dal canto suo, deve fare un “mea culpa” per la sua incapacità dimostrata in questi ultimi 20 anni di non riuscire a superare i semplici interessi nazionali e di non avere una visione politica e strategica che la facesse rientrare tra i Continenti di peso con cui dover parlare e relazionarsi per i nuovi equilibri mondiali di cui abbiamo parlato prima. Una Ue che ha comunque mantenuto fede alla primaria motivazione della sua nascita e cioè proteggerci da eventuali nuove guerre tra gli stessi Paesi europei.

Da diversi anni assistiamo ad un periodo storico di transizione: lo scemare, l’esaurirsi ovvero l’incompleta visione globalista del mondo ha portato alla necessità di pensare ad un’alternativa, dando origine ad una visione diversa sulle regole che dovranno sorreggere il mondo e che ad oggi non sappiamo se migliorativa per i singoli popoli.

Pertanto, non siamo in questo momento di fronte a degli uomini scellerati e improvvisati che governano gli Usa da confrontare con gli strategici, luminari e filantropi governanti “Democratici” degli anni passati, ma siamo di fronte a due visioni diverse del mondo e del concetto di libertà ma entrambi comunque imperialistiche.

Da una parte un mondo globale e globalizzato, unico refrain politico sin dai primi anni ‘90 e di cui abbiamo già visto alcuni impatti come la finanziarizzazione dell’economia il cui potere economico e politico è stato concentrato in poche Corporate (Amazon, Meta, Google, Apple ed ora Nvidia) ed i pochi grandi fondi e banche d’affari anglosassone che governano i mercati finanziari. Senza dimenticare quello che è accaduto durante la crisi finanziaria del 2008, con l’austerity; con il recente Green Deal e l’ideologia Woke ma anche con il provvidenziale intervento nell’acquisto dei debiti pubblici da parte della Bce (del nostro Mario Draghi) per salvaguardare l’unità europea, il Next Generation Ue ed una propria e peculiare politica dell’accoglienza.

Dall’altra parte, un mondo non globalizzato (ma sempre di matrice imperialistica “Make America Great again”) che sembra ritrarsi e che in ottica di breve periodo potrebbe coincidere con una visione di un mondo diviso in “aree di influenza o macro-aree” e che sembra essere momentaneamente più vicina alla visione di Putin e forse più utile per adesso alla pace Ucraina-Russia; una concezione più conservativa della società con il ritorno alla centralità del termine “famiglia” con una diversa gestione e visione sui flussi migratori irregolari e sul ruolo dello Stato nella società.

Non so cosa sia meglio e non scrivo per posizionarmi o consigliare, ma a mio avviso è questa la partita che si sta giocando: si ridisegnano gli equilibri mondiali e si differenziano i mezzi e le strade da intraprendere. Non esistono i buoni e cattivi, gli intelligenti o pazzi, ma solo mezzi diversi per il raggiungimento di uno stesso fine.

A ognuno di voi la scelta sulla visione a cui si intende aderire.

Massimiliano Napoletano

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