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[ Aprile 11, 2022 0 Comments ]

Perché tutelare il nostro sistema bancario

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Ci sarebbe molto da dire sul nuovo quadro economico che si sta’ delineando e sugli effetti economici, finanziari e sociali che si incominciano ad intravvedere.

Parliamo della contemporanea presenza di inflazione e recessione ( la così odiata stagflazione), dell’impatto sulla finanza pubblica dell’aumento dei tassi e della politica monetaria non più espansiva negli USA ed a breve in UE sino alla crisi sociale che tutti ciò provocherà.

Con la pandemia,  l’Europa ha imparato cosa vuol dire operare interventi tempestivi con scelte espansionistiche e di rilancio della crescita senza rimanere prigioniera degli asettici obiettivi di finanza pubblica.

La crisi finanziaria partita nel 2008 e la conseguente crisi dei debiti sovrani, mal gestita nel nostro continente, ha sicuramente portato i nostri governi europei ad intervenire con maggiore efficacia senza commettere quegli errori a cui dedicheremo una spazio specifico nei prossimi articoli.

Oggi invece ci vogliamo concentrare sulla solita tutela di quel libero mercato che è alla base del nostro sistema economico ma che vale per solo per alcuni paesi.

Mi spiego: sarebbe immaginabile l’acquisto di aziende in settori strategici come la cantieristica, il sistema bancario, telefonico, alimentare senza una strategia condivisa con gli Stati di riferimento

L’affondo di Credit Agricole con l’acquisto del 9% della Banca Popolare di Milano senza che il MEF ne sapesse nulla, ci preoccupa.

La quantità di risparmio italiano e la concentrazione di titoli di stato gestito dal colosso francese tramite le sue partecipazioni in Anima sgr che in Amundi  sarebbero a mio avviso preoccupanti.

Il sistema Paese avrà bisogno del sistema bancario per reggere l’impatto di eventuali recensioni e avrei certamente meno preoccupazioni se queste operazioni di “libero mercato” siano realmente possibili biunivocamente anche in Francia ed in Germania  (la storia insegna che avere dei dubbi risulta alquanto lecito).

Sono un Europeista convinto ma il risparmio italiano e‘ uno dei principali asset strategici da tutelare sino a quando non si completerà il processo di formazione di un Europa che finalmente condividerà politiche fiscali, energetiche e di difesa del territorio con riforme sui processi decisionali come l’eliminazione dell’unanimità e la modifica dello statuto  della BCE avvicinandolo allo stesso della FED negli USA in cui non sia l’inflazione l’unica variabile di politica economica ma anche la crescita sostenibile com’è per la Banca Centrale Americana.

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[ Aprile 2, 2022 0 Comments ]

Conosciamo l’inflazione

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Di Ruggero Mancini

Perché è importante conoscerla?
Quali sono le prospettive di uno scenario inflattivo?

Conoscere l’Inflazione ci aiuta a prendere decisioni migliori e in modo consapevole

L’Inflazione e i tassi di interesse sono particolarmente importanti, perché rientrano all’interno delle valutazioni e delle decisioni che riguardano, sia le dinamiche aziendali: come la valutazione degli investimenti, gli acquisti o l’accensione di finanziamenti, sia quelle personali: dalle decisioni in merito alla gestione del patrimonio, fino ai piani pensionistici.

Inflazione e tassi di interesse rientrano nel perimetro delle informazioni necessarie alla formulazione degli scenari predittivi, la loro corretta valutazione contribuisce a migliorare i risultati aziendali.

Nel corso dell’articolo faremo attenzione a distinguere l’inflazione dal livello dei prezzi, dai motivi alla base delle variazioni.

Come abbiamo detto l’Inflazione ha riflessi particolarmente importanti, è strettamente collegata con l’economia reale, alla domanda offerta,
ai livelli delle retribuzioni, influenza il costo del denaro, modifica livelli di moneta, ne dipendono la stabilità oltre che livello dei prezzi, determina i cicli economici, l’andamento dei corsi azionari e obbligazionari, orienta le dinamiche dei tassi di interesse, la sua valutazione e corretta previsione, sono base degli interventi delle Banche Centrali.

Le conseguenze economiche e finanziarie associate, alle sue aspettative e successivamente al suo andamento, sono, non solo rilevanti, ma fondamentali, in grado di incidere profondamente sulla qualità della vita delle persone.

L’Inflazione rappresenta uno degli elementi centrali di qualsiasi previsione o scenario, è alla base dei risultati che otterrai.

Conoscere l’inflazione consente di interpretare l’economia e presidiare i propri interessi da un punto di osservazione privilegiato, perché l’Inflazione è prima di tutto una INFORMAZIONE.

Cos’è l’inflazione?

“Inflazione” è un termine abusato! Tutti ne parlano, pochi la conoscono, solo alcuni ne comprendono le implicazioni ma, forse esagero, nessuno può essere certo di saperla gestire!

Il termine è utilizzato comunemente per definire un rialzo dei prezzi ma, come spesso accade, se la semplicità è utile può aiutare a comprendere un concetto, il senso delle cose, allo stesso tempo rischia di renderle banali, perdendo il valore insito nella loro complessità.

Immaginate di voler aiutare un vostro amico che vi chiede: -“Cos’è una Ferrari?”

Potreste semplicemente rispondere: “Un auto!”

In effetti è lunga meno di una “Stelvio”, più bassa e pesa molto meno, caratteristiche che non giustificherebbero il costo rispetto a parametri “oggettivi” di valutazione, vero?
avreste semplificato il concetto ma……il suo valore?

La stragrande maggioranza delle persone è attratta dalla “semplicità”, “dall’immediatezza”, dalle notizie e meno dalle informazioni, semplicemente ci si accontenta degli aspetti più vistosi e clamorosi che riguardano la notizia, perdendo il contenuto informativo, quando presente.

Essere attratti dalla semplicità è assolutamente normale perché, è particolarmente impegnativo per il nostro cervello elaborare i dati in modo attento e puntuale, è semplicemente impossibile!

Il nostro cervello è una macchina perfetta, un modello di Economia ed Efficienza nella gestione delle risorse , un esempio a cui l’uomo dovrebbe ispirarsi.

Questo limite tuttavia comporta delle conseguenze, le decisioni sono sempre influenzate da valutazioni incomplete o parziali oltre che da pregiudizi e BIAS cognitivi (il tema sarà oggetto di un altro approfondimento), quindi secondo “i più”, l’inflazione corrisponde all’aumento dei prezzi.

L’articolo naturalmente non si ferma a questo, forse non è per tutti, ma l’auguro è che sia interessante per molti.

“Inflazione” e “Rialzo dei Prezzi” non sono la stessa cosa!

Prima di misurarla definiamo cosa intendiamo con il termine “Inflazione” perché, come abbiamo detto, è importante per il ruolo nella dinamica dei tassi d’interesse, nelle decisioni delle banche centrali, nel funzionamento delle imprese, per le dinamiche e il modo in cui determina le aspettative e i comportamenti di imprenditori, manager, consumatori, delle persone.

L’Inflazione è un “fil rouge” che lega in un continuum, Intenzioni e Decisioni (anche della politica nel senso più ampio del termine) – Tassi d’Interesse – Imprese – Consumatori – l’Economia.

Una precisazione: parlare di economia non può prescindere dalla conoscenza dell’uomo, dalle sue aspettative e dalla loro formazione, dal processo decisionale e dai suoi comportamenti, l’economia è una conseguenza, “Il Risultato”, un fenomeno a valle del pensiero umano, è una conseguenza delle esigenze, dei bisogni e relativi comportamenti, osservando i quali, definiamo delle “teorie” utili per la comprensione dei fenomeni.

Per questo la Psicologia cognitiva e le Neuroscienze che consentono di indagare i processi decisionali, sono fondanti dell’economia , integrati con essa perché, pur non descrivendo il fenomeno nel suo svolgersi tecnico, si occupano di comprendere i correlati biologici alla base del complesso funzionamento del cervello, che determinano quel fenomeno che definiamo “Economia”.

Inflazione e Rialzo dei Prezzi sono fenomeni distinti anche se correlati

La correlazione tra due grandezze non implica l’indicazione della Direzione e della Forza della correlazione, inoltre, se due variabili sono statisticamente correlate è possibile che nessuna delle due abbia un effetto causale sull’altra.

  • L’inflazione è prima di tutto un fenomeno monetario, dipende dalla quantità di moneta disponibile in relazione ad una quantità di beni.
  • E’ distinta dal rialzo dei prezzi in cui può tradursi, tuttavia, un aumento dei prezzi, può non trasformarsi in inflazione.

L’inflazione non è poi così scontata!

In presenza di shock di offerta, ad esempio, petroliferi come nel caso attuale, il rialzo improvviso di un prezzo non è detto si trasformi in inflazione, infatti, può accadere che, anche a seguito delle variazioni dei prezzi di altri beni collegati, si modifichino gli stili di consumo: es.: un aumento dei carburanti può ridurre gli spostamenti…

In questo caso la risposta dei consumatori ai rialzi dei prezzi è importante, i consumatori possono rispondere con una contrazione di altri beni, riducendone il consumo e di conseguenza il prezzo.

In sintesi se l’inflazione è un fenomeno, il rialzo dei prezzi, più che la determinante, è una conseguenza, la sua unità di misura.

Il fatto che misuriamo l’inflazione attraverso il rialzo dei prezzi non significa che le due grandezze coincidano, anche la febbre viene misurata con il termometro, tuttavia distinguiamo la febbre dall’aumento della temperatura che ne misura i livelli, senza offrire risposte sulle cause.

Se misuriamo l’inflazione attraverso il rilevamento dei prezzi, rimane da chiedersi quale sia la causa e quale l’effetto, oltre che lo stimolo e la modulazione della risposta vedi link.

Ma veniamo alle risposte:

  • Cos’è l’Inflazione?
  • Qual è la vera definizione di inflazione e deflazione ?
  • Quali sono gli aspetti monetari e creditizi che partecipano al fenomeno?

Definizioni:

  • “L’inflazione consiste nell’aumento prolungato del livello dei prezzi, ovvero dalla diminuzione prolungata del potere di acquisto della moneta”.
  • L’Inflazione ha una relazione con i prezzi e la moneta; chiarire la definizione aiuterà a comprenderne le cause (determinanti) e i suoi effetti (conseguenze) eliminando i dubbi alla base di molte inesattezze.
  • “Ricchezza: è la capacità di mantenere elevato il potere di acquisto” la Ricchezza non dipende dalla base monetaria.

Distinguiamo inoltre, è semplice solo in apparenza, tra:

  • Quantità Nominale Di Moneta
  • Valore Reale o Potere Di Acquisto, ovvero la quantità di beni o servizi acquistabili con una determinata quantità di denaro.

e tra:

  • Prezzi Alti
  • Prezzi Crescenti

Che definiscono due fenomeni diversi, spesso confusi, un prezzo può essere alto (anche se non esiste un criterio che può definire alto un prezzo), ma essere stabile o viceversa, un
prezzo basso che può aumentare rapidamente nel tempo.

L’inflazione non ha nulla a che fare con il valore assoluto dei prezzi, ma semplicemente con la loro variazione.

Che i prezzi siano alti o bassi, il fenomeno interessa nella misura in cui i prezzi sono crescenti e non, in relazione a loro stessi.

Ma l’osservazione più interessante della definizione riguarda l’aggettivo “prolungato livello dei prezzi”, l’inflazione ha quindi 2 dimensioni:

  • Quantitativa: la variazione
  • Temporale: il prolungamento nel tempo

Inflazione e Rialzo dei Prezzi sono fenomeni distinti anche se correlati

Un aumento improvviso dei prezzi, se non è seguito da ulteriori aumenti e non costituisce il presupposto di aumenti successivi, NON rappresenta inflazione.

A breve cercheremo di comprendere meglio le dinamiche che sottostanno alle variazioni dei prezzi perché sono alla base delle decisioni di politica monetaria e delle successive conseguenze sul futuro dell’economia.

L’inflazione è distinta dal tasso di inflazione, un aumento del tasso di inflazione rappresenta una accelerazione, quando sentiamo che il tasso di inflazione è zero non significa che non ci sia inflazione, semplicemente non è aumentata.

Proviamo a fornire alcuni esempi di comportamento, manifestazione e cause dell’inflazione, ad esempio: congelare i prezzi (alla pari di rompere il termometro), non elimina l’inflazione, il provvedimento infatti, ne determina una compressione, ma senza eliminarla, di conseguenza l’inflazione comparirà sotto altre forme, es.: se i prezzi sono liberi di muoversi, le persone non sono in grado di conoscere a quali prezzi poter acquistare in futuro, mentre, se i prezzi vengono imposti d’autorità, le persone sapranno certamente a quale prezzo non potranno comprare e, se come spesso accade se, il prezzo imposto politico, è inferiore a quello di equilibrio (il prezzo che si formerebbe in un libero mercato), l’inflazione prenderà altre forme, ad esempio: file nei negozi, sviluppo di mercati paralleli (mercato nero), perché i compratori vorrebbero acquistare ma non trovano la merce che viene venduta a prezzi maggiori.

La DEFLAZIONE

Al contrario dell’Inflazione, la Deflazione consiste in un aumento del potere di acquisto della moneta a seguito di una diminuzione del livello dei prezzi.

Il termine Deflazione non ha connotati negativi e non è sinonimo di Recessione (l’accezione negativa dipende da errori di interpretazioni, attribuzione di significati impropri e scarsa informazione).

Per esprimere un giudizio sulla Deflazione (positiva o negativa), dobbiamo comprenderne le cause, i motivi che sottostanno la variazione dei prezzi, ad esempio:

  • una diminuzione della produzione
  • una diminuzione del tasso del livello di sviluppo
  • una diminuzione del reddito reale o dell’occupazione dall’aumento della produttività.

Oppure

  • dall’aumento della produttività.

Deflazione = aumento del potere d’acquisto della moneta a seguito di una diminuzione del livello dei prezzi.

Diversa da:

Recessione = riduzione dei livelli di attività produttiva, del reddito e dell’occupazione.

I due fenomeni non sono necessariamente connessi da un principio di causa ed hanno origini diverse.

Se i concetti espressi hanno contribuito a fare chiarezza, potremmo aggiungere ulteriori considerazioni, come distinguere tra i rialzi dei prezzi delle materie prime ed il rialzo dei prezzi dei prodotti, l’incidenza delle accise oltre all’IVA sul prezzo della benzina, ovvero capire la struttura fiscale del paese e gli impatti sulla crescita, ma sono temi sicuramente più complessi e ampi che non possono essere banalizzati e ci porterebbero fuori dall’argomento.

Cos’è il livello dei prezzi?

Dire che l’inflazione consiste in un aumento prolungato del livello dei prezzi, rischia di non essere chiaro se non definiamo il Livello Dei Prezzi.

Comprendere il Livello dei Prezzi (tutt’altro che scontato), contribuirà a rivedere in modo corretto l’inflazione e comprenderne le cause, esistono:

  • Prezzi Relativi: l’insieme dei rapporti a cui si scambiano i vari beni e servizi fra loro.
  • Prezzi Assoluti o Prezzi In Moneta o Livello Dei Prezzi, il rapporto a cui si scambia l’insieme dei beni e servizi con la moneta.

“Il livello dei prezzi” è il “Reciproco” del potere di acquisto della moneta, da cui:

L’Inflazione corrisponde con una diminuzione del potere di acquisto.

Esempio: se A si vende a 5 euro e B a 10 euro, non abbiamo 2 prezzi ma 3…

  1. Il prezzo con il quale la moneta si scambia con A
  2. Il prezzo con il quale la moneta si scambia con B
  3. ed il rapporto con cui A si scambia con B dati quei prezzi di moneta 2xA=B (2×5=10)

Se l’inflazione riguarda il potere d’acquisto della moneta, cioè i prezzi assoluti (che variano per molte ragioni e in maniera diversa), tutto ciò che la collettività produce e scambia in un
dato periodo di tempo costituisce l’aggregato REDDITO REALE.

REDDITO MONETARIO o DOMANDA GLOBALE è tutto ciò che la collettività spende per l’acquisto di quei beni e servizi, tutte le spese individuali di un paese.

Supponendo per esempio, nel caso di una economia chiusa che non scambia con l’estero, la Spesa ed il Reddito sono due aspetti della medesima medaglia perché, la spesa di uno corrisponde al reddito dell’altro se uno incassa 100 è perché qualcun altro li ha spesi, quindi la domanda globale o la spesa complessiva è la stessa cosa che il reddito monetario generato.

Se Spesa ed Incasso sono della stessa grandezza e misura, quando acquisto e spendo 40 euro per della carne e ne ottengo 2 kg. significa che il costo è di 20 euro/Kg quindi, da un lato abbiamo il valore della spesa 40 che è identico al prodotto del prezzo 20 per la quantità 2.

Possiamo distinguere: una Quantità di spesa, da una Distribuzione della spesa.

In generale l’Inflazione dipende da “Quanto” la collettività spende, rispetto a “Quanto Produce” mentre, la Struttura dei Prezzi Relativi dipende dal “Come” la collettività spende dato uno specifico ammontare, rispetto ad una specifica composizione del reddito prodotto.

“L’aumento di un singolo prodotto NON comporta di per se effetti inflattivi ma rappresenta una semplice variazione del prezzo relativo”.

“L’inflazione, ovvero Le variazioni del livello dei prezzi sono sempre un fenomeno monetario”, le variazioni dei Prezzi Relativi, quando non sono il risultato di un processo inflazionistico, hanno origine Reale, se vogliamo quindi risalire alle cause dell’inflazione è essenziale distinguere i due fenomeni perché, hanno cause diverse, monetarie l’inflazione e reali le variazioni dei prezzi relativi.

Per quanto detto le politiche monetarie tese a limitare le fluttuazioni del livello generale dei prezzi potrebbero non essere le più appropriate per governare le dinamiche dei prezzi, in quanto non considerano le diverse cause dell’inflazione, che vengono considerate esclusivamente sotto il profilo della quantità monetaria.

L’Inflazione e gli obiettivi della Politica Monetaria

L’obiettivo di mantenere costante il livello dei prezzi, perseguito attraverso l’azzeramento del tasso di Inflazione, potrebbe non rappresentare la migliore soluzione o almeno non l’unica, anche in riferimento ai costi impliciti perché, comunque, azzerare il tasso di inflazione implica dei costi a volte superiori rispetto ad altre soluzioni.

Con particolare riguardo agli shock esogeni dal lato dell’offerta come guerre e pandemie, i prezzi dovrebbero essere lasciati liberi di fluttuare, come naturale risposta ai cambiamenti nei costi unitari di produzione.

La dinamica di aggiustamento dei prezzi seguirebbe le regole della produttività, ovvero di una variazione dei prezzi legata al ciclo produttivo e non alla quantità di moneta.

La regola della produttività prevede, in comune con la strategia di azzeramento dell’inflazione, che le autorità monetarie agiscano compensando con aggiustamenti di offerta di moneta le eventuali variazioni della velocità di circolazione ma, si astengano dal farlo in risposta ad eventuali shock dal lato dell’offerta di beni e servizi, lasciando così i prezzi liberi di aumentare e poi di contrarsi in una successiva fase di recupero delle condizioni di “normalità”, senza alterare la struttura dei prezzi.

La Produttività riguarda il mercato del lavoro e quello dei fattori complessivi della produzione (includendo il lavoro), gli incrementi di produttività negli ultimi 50 anni, sono stati sempre superiori rispetto alle sue contrazioni, crescendo ad un tasso medio del 2% negli USA.

Alcuni studi riferiscono che attenersi ai criteri della teoria della produttività, rispetto alla politica di azzeramento dell’inflazione avrebbe consentito di avere prezzi inferiori della metà, nei 30 anni successivi alla seconda guerra mondiale, rispetto a triplicare, come realmente avvenuto.

La Gran Bretagna, in particolare, nel periodo post bellico, avrebbe potuto avere i più grandi benefici da una strategia basata sulla regola della produttività, proprio grazie alla maggiore differenza, nel periodo preso in considerazione, tra la più alta inflazione e la più elevata produttività sperimentata nel periodo.

Inflazione e Produttività agiscono in modo inverso sul livello dei prezzi.

L’articolo si limita a descrivere il fenomeno e le teorie senza approfondirle, ma analizzare nei dettagli le caratteristiche e il funzionamento della produttività, consente di evitare o almeno ridurre le argomentazioni favorevoli alle politiche di mantenimento costante dei prezzi a GENERICHE considerazioni contro le tendenze inflative di lungo periodo. Solo per aiutare la comprensione: mentre l’inflazione riguarda un aumento dei prezzi, la produttività agisce riducendoli (aumento delle quantità prodotte), nel primo caso avremo una riduzione del potere di acquisto, mentre nel secondo un aumento, in linea teorica l’aumento della produttività crea una condizione di “buona” Deflazione.

Difficoltà e disinteresse per le dinamiche inflattive/deflative di lungo periodo, oltre alla complessità di valutazione delle conseguenze a seguito delle variazioni di produttività, hanno contribuito ad aumentare il numero di sostenitori della strategia di annullamento dell’inflazione e considerare quasi esclusivamente una politica monetaria almeno inefficiente rispetto all’interesse che aspirerebbe a tutelare, se non fallace.

Se è vero che la stabilità macroeconomica richiede prezzi costanti, il perseguimento di questo obiettivo ha portato a perseguire delle strategie di azzeramento dell’inflazione (tra i contributi più importanti a sostegno delle strategie di azzeramento dell’inflazione troviamo Yeager), sulla base della valutazione che gli allontanamenti dei livelli occupazionali e produttivi rispetto ai valori “naturali” sarebbero una conseguenze di squilibri monetari definiti come “differenze, ai prezzi prevalenti, tra le quantità di valuta detenute e quelle desiderate dal pubblico”.

Dato un livello dei prezzi l’offerta di circolante è connessa alla disponibilità dei beni/servizi di conseguenza la scarsità della valuta (sempre rispetto a quanto desiderato) porta ad un surplus di beni e servizi e viceversa.

Visto che l’inadeguatezza dell’offerta di moneta (per eccesso o per difetto) è la causa delle variazioni nel livello generale dei prezzi (in alto o in basso), ne consegue che la variabilità dei prezzi sia da considerarsi sintomo o conseguenza, di disequilibri monetari.

Da questo ragionamento ne deriva una politica orientata a evitare le fluttuazioni dei prezzi, in grado di contenere il verificarsi di perturbazioni di tipo macroeconomico.

Una politica di questo tipo richiede una variazione dell’offerta in direzione opposta alla velocità di circolazione della moneta e in direzione uguale variazioni della produzione aggregata, includendo tra queste anche quelle indotte da cambiamenti della produttività dei fattori.

Possiamo attribuire alla politica monetaria la capacità di ridurre o eliminare unicamente i disequilibri dell’economia reale derivanti da cause di origine monetaria, che per loro natura sono estranee alle normali dinamiche produttive.

In questo modo le politiche volte esclusivamente a ridurre l’inflazione a zero non considerano che le variazioni nell’offerta e domanda della moneta, possono portare ad aggiustamenti istantanei uniformi e trasparenti di tutti i prezzi senza alterare lo schema organizzativo di produzione e consumo, infatti l’istantaneo riequilibrio del livello generale dei prezzi è frenato da una notevole quantità di ostacoli tra i quali , il più importante, è rappresentato dalla rigidità dei contratti che prevedono prestazioni monetarie costanti che difficilmente possono modificarsi al variare dei prezzi, costituendo una rigidità alla risposta del modello.

Sono un esempio i contratti di lavoro e quelli di debito, oltre ai costi di natura operativa, di comunicazione, di negoziazione o semplice resistenza al cambiamento per cui i prezzi possono comportarsi in modo inerziale.

La necessità di individuare i cambiamenti nel livello generale dei prezzi, necessari per eliminare gli squilibri monetari, può essere motivo di distorsioni nell’economia reale a causa dell’illusione monetaria di cui soffrono gli attori economici che confondono il cambiamento dei prezzi relativi con il cambiamento del livello generale dei prezzi.

L’incapacità di intuire la dinamica interna (prezzi relativi Vs. livello generale dei prezzi) con la quale i prezzi si modificano e contribuiscono a livello generale dei prezzi, può essere generata dalla tendenza e inferire dalle osservazioni disponibili, l’andamento delle quotazioni in mercati distanti. Di seguito presentiamo un esempio per aiutare la comprensione delle dinamiche: in uno scenario di espansione monetaria osserviamo che i lavoratori reagiscono agli incrementi dei tassi salariali, ignorano i cambiamenti del costo della vita e generano una temporanea crescita dell’occupazione, superiore al tasso naturale, possiamo dedurne che i cambiamenti nei livelli di domanda reale di moneta e di offerta nominale della stessa e le conseguenti variazioni che ne derivano non sono anticipate dagli agenti economici.

Le variazioni di produttività modificano i rapporti tra i valori di output e quelli di input come elementi della produzione e pertanto non sono dovuti a modifiche della quantità di moneta.

Secondo l’interpretazione della teoria della produttività, perseguire un livello dei prezzi stabile, può rappresentare un problema per gli operatori economici, se avviene a fronte di variazioni della produttività.

Considerando la Produttività, la politica monetaria non dovrebbe porsi l’obiettivo di contrastare le improvvise variazioni del livello dei prezzi in quanto non consente in alcun modo di rendere le condizioni più prevedibili, oltre ad alimentarne le distorsioni.

La stabilità dei prezzi è un requisito necessario per incoraggiare i nuovi investimenti, la mancanza di variazioni inattese rappresenta un vantaggio per gli operatori perché, elimina l’incertezza che ne scoraggia l’avvio e l’obiettivo di perseguirlo è funzionale al suo raggiungimento, tuttavia queste argomentazioni si dimostrano perfettamente valide nella misura in cui la produttività aggregata rimane costante.

Il tasso di inflazione prima di rappresentare un problema è una informazione utile per avere conoscenza riguardo all’allocazione delle risorse.

Sebbene la variabilità dell’inflazione non sia auspicabile, un tasso di inflazione variabile non è la peggiore delle situazioni possibili qualora se ne conoscano le cause, tenendo in considerazione che l’alternativa di perseguire un livello dei prezzi stabile può comunque essere fonte di problemi se avviene a fronte di variazioni della produttività.

Per quanto possibile, stante la difficoltà delle valutazioni e la delicatezza delle decisioni, la politica monetaria non dovrebbe porsi l’obiettivo di contrastare le improvvise variazioni del livello dei prezzi perché, non consente di rendere prevedibili le future condizioni economiche in quanto le informazioni contenute nei prezzi sono differenti a seconda che si riferiscano a variazioni di produttività, shock dell’offerta, rialzo del livello generale o della quantità di moneta.